Ano A Santa Maria Mãe de Deus
Santa Maria,
Mãe de Deus
Autor: Luciano Manicardi
Santa Maria, Mãe de Deus
Autor: Luciano Manicardi
Nm 6,22-27; Sal 66; Gal 4,4-7; Lc 2,16-21
I temi teologici evocati in questa giornata (divina maternità di Maria, circoncisione e imposizione del nome a Gesù) si sintetizzano nel farsi carne in Gesù della benedizione di Dio, e tra i frutti delle benedizione vi è la pace (I lettura). Alcune parole del Card. Giacomo Lercaro esprimono bene la dimensione cristologica della pace come dono di Dio e compito degli uomini: “La pace è la stessa salvezza messianica, congiunta e operata da un’effusione dello Spirito. Ciò è confermato dal Nuovo Testamento, dove Cristo stesso è personalmente la nostra giustizia e perciò la nostra pace; da qui deriva l’ordine e la pace reciproca tra gli uomini: essa infatti non può essere che risonanza dell’amore gratuito e misericordioso di Dio, dagli uomini sperimentato nel perdono delle proprie colpe. E quindi, non potrà non essere perdono reciproco”.
Mentre celebrano la divina maternità di Maria, le letture trovano nella paternità di Dio nei confronti di Israele (I lettura), di Gesù (vangelo) e dei cristiani (II lettura) un loro elemento di unità. La benedizione, che nella famiglia ebraica è normalmente opera paterna, risale in ultima istanza a Dio Padre e raggiunge i figli d’Israele attraverso mediatori umani come padri di famiglia e sacerdoti (“Essi porranno il mio nome sui figli d’Israele e io li benedirò”: I lettura); il nome imposto al bambino proviene dal cielo, dall’alto, cioè da Dio Padre (vangelo); lo Spirito del Figlio effuso nel cuore dei credenti suscita in loro l’invocazione “Abbà, Padre” (II lettura).
“Il suo nome fu chiamato Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima di essere concepito nel grembo” (Lc 2,21). La frase contiene l’affermazione che il nome con cui Gesù è chiamato viene dall’alto, da Dio. Come Gesù nasce dallo Spirito santo, così il suo nome viene da Dio Padre. Dio conosce Gesù (cf. Mt 11,27), cioè lo ama (cf. Gv 3,35); Dio conosce Gesù e la conoscenza si esprime come dono del nome: Dio “nomina” Gesù e donandogli il nome lo chiama e chiamandolo lo destina a una missione. Una missione che nasce dall’amore, si manifesta come amore e sfocia nell’amore. “Gesù”, “il Signore salva”, è il Nome che dice che l’amore di Dio è salvifico e che la salvezza passa attraverso l’amore e si declina come amore. Compito di Gesù sarà di vivere il suo Nome, la sua unicità, la sua vocazione particolarissima: così Gesù vivrà l’amore e narrerà il Dio il cui nome è Amore (cf. 1Gv 4,8.16).
Nato in un luogo preciso, in una famiglia precisa, accolto in un popolo preciso con riti e usanze culturali e religiose peculiari, Gesù riceve il nome che lo impegna a vivere la propria libertà: e la libertà la si vive all’interno di limiti e condizionamenti precisi. È così per Gesù, è così per ogni cristiano, che è un chiamato alla libertà (cf. Gal 5,3). E questa libertà, che è dono e responsabilità al tempo stesso, è opera dello Spirito che rende i credenti figli di Dio e dunque eredi, gente a cui tutto viene consegnato nelle mani. Non schiavi che subiscono un fato, ma uomini liberi che si lasciano guidare dallo Spirito.
Luogo della libertà è l’interiorità in quanto spazio di elaborazione del senso, di accoglienza del reale e di maturazione delle scelte e delle decisioni: Maria, che riflette e medita “nel suo cuore” (Lc 2,19) sugli eventi che accadono e che custodisce interiormente parole che destano stupore, coltiva ed elabora in sé il senso di tali eventi, lo concepisce, lo porta in grembo come in grembo ha portato il figlio, gli dà progressivamente una forma, attendendo di partorirlo, o meglio, di essere lei generata a tale senso che la coglie quale madre del Signore.
Se Luca parla di un compiersi di giorni (cf. Lc 2,21) e Paolo della “pienezza del tempo” (Gal 4,4), la benedizione sacerdotale, pronunciata quotidianamente nella liturgia sinagogale (cf. Nm 6,24-26), esprime la benevolente azione quotidiana di Dio verso l’uomo: un’azione da riconoscersi nell’opacità del trascorrere dei giorni e dell’avvenire dei fatti. L’attività interiore e spirituale di memoria e riflessione, di cui Maria è soggetto, è luogo di unificazione del tempo e di discernimento della benedizione divina nel quotidiano.
© – Luciano Manicardi